Sinner, le sue parole hanno lasciato tutti di stucco. Il paragone sembra un po’ azzardato ma lo ha detto sul serio
L’etica del lavoro, la forza di volontà, lo spirito di sacrificio, la voglia di arrivare. C’è tutto questo, e molto altro ancora, dietro l’ascesa di Jannik Sinner. Un tennista del cui talento tutti si sono accorti in tempi non sospetti, quando era ancora ben lontano dai ritmi che è in grado di reggere ora che è un campione e quando il suo servizio, per dirne una, non funzionava come funziona oggi.
Perché quando il talento c’è, anche se è solo parzialmente espresso, si vede eccome. E lo sapevano tutti, in fin dei conti, che quel ragazzino dai capelli rossi, la cui muscolatura non era ancora adeguatamente sviluppata, sarebbe presto arrivato lontano. Molto lontano.
Fermo restando, ovviamente, che i detrattori ci sono sempre stati. Qualcuno riteneva, infatti, che non avesse le carte in regola per sfondare nel circuito maggiore e che non sarebbe mai stato in grado di tenere testa a campioni del calibro di Carlos Alcaraz, di Novak Djokovic e di Daniil Medvedev.
I fatti li hanno ampiamente smentiti, tanto è vero che questi haters sono scomparsi nel momento stesso in cui Jannik ha alzato al cielo la coppa più bella di tutte: quella che, al culmine di un percorso in salita, pieno di sacrifici ma anche di scorci meravigliosi, ha vinto all’Australian Open, lo scorso mese di gennaio. Da quel momento in poi il suo talento è stato universalmente riconosciuto e non c’è stato più spazio per le critiche sul versante sportivo. Finalmente.
Sinner, il curioso paragone e l’aneddoto inaspettato
Qualcuno, nelle scorse ore, si è tuttavia lanciato in un paragone che ci è parso un po’ azzardato. Ed anche esagerato, a dirla tutta, non fosse altro perché va in direzione opposta rispetto a quella che, appunto, è ormai un’opinione comune: che il campione di San Candido sia, cioè, un fenomeno più unico che raro.
A parlare di Sinner è stato Mattia Bellucci, il talentuoso tennista azzurro, coetaneo dell’altoatesino, che si è qualificato al Roland Garros e che ha raccontato a Supertennis di aver battuto Jannik in due occasioni, nel 2012 e nel 2014. Dopo aver svelato questo aneddoto che i più disconoscevano, si è lanciato in una disamina piuttosto “curiosa” sul suo collega.
“La sua grandezza viene dal lavoro – ha osservato a proposito nel numero 2 del mondo – non è un alieno come disse nel 2021 Bublik. Si può arrivare dove è arrivato lui, lo possono fare altri e posso farlo anche io. Ha il grandissimo vantaggio di aver lavorato sodo prestissimo e ora è una macchina da punti”.
Sinner, intanto, ha esordito al Roland Garros battendo in tre set Eubanks. Ora per l’azzurro c’è il veterano Richard Gasquet.